Ci troviamo di fronte a trasformazioni economiche, sociali su scala mondiale che hanno messo in causa, per certi versi, le precedenti line di faglia degli schieramenti politici. Il portato del crollo dell’Urss e dell’emergere di una grande superpotenza totalitaria come la Cina, scuote alle fondamenta l’egemonia occidentale capitalistica a trazione Usa. Queste dinamiche si sono rivelate in modo chiaro in occasione della guerra in Ucraina, dove parte della sinistra occidentale – il campo di cui at-large ci sentiamo parte – ha rifiutato apertamente di sostenere il diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza del popolo ucraino.Eppure queste posizioni sono iscritte nella miglior tradizione del movimento dei lavoratori. Nel 1915 a Zimmerwald si incontrarono attivitisti socialisti e sottoscrissero un manifesto che proclamava: la “pace è possibile soltanto a condizione che venga condannata ogni idea di violazione dei diritti e delle libertà dei popoli. Essa non deve condurre né all’occupazione di interi paesi né ad annessioni parziali. No alle annessioni, palesi o mascherate, e no anche all’assoggettamento economico che, a causa della perdita di autonomia politica che esso comporta, diventa ancor più intollerabile. Il diritto dei popoli all’autodeterminazione deve essere il fondamento incrollabile nel sistema dei rapporti tra nazione e nazione”.Non uno sterile pacifismo quindi ma una “pace giusta” basata sul rifiuto delle annessioni come della perdita di autonomia di una nazione. Una pace che preveda per tutti I popoli la possibilità di svilupparsi in modo democratico e indipendente. Queste sono le basi per mettere in discussione le diseguaglianze, le ingiustizie e aprire spazi di libertà e autodeterminazione. Nei paesi dove vigono regimi autoritari o totalitari ciò viene negato e l’oppressione vige sovrana. Anche nei paesi capitalistici occidentali le libertà democratiche e i diritti vengono sempre più fagocitati, facendo emergere delle diseguaglianze sociali che stridono molto di più che nel passato. Per questo I socialisti e i libertari si battono in ogni modo per difendere con le unghie e con i denti gli spazi di democrazie e le libertà sociali e civili.Stiamo assistendo nella Guerra in Ucraina anche a una sorta di “eurocentrismo” goffo e pernicioso di parte della sinistra internazionale che invitando di fatto all’equidistanza tra aggressori e aggrediti, non intende comprendere le ragioni di chi resiste in tutta l’ Ex-Urss contro l’imperialismo russo.Noi invece vogliamo percorrere un’altra strada: quella del confronto e della collaborazione con la parte migliore dell’Est Europa, convinti che la ripresa della sinistra potrà avvenire solo su scala europea, un’Europa di cui Russia e Ucraina fanno appieno parte. Di questo si nutre l’internazionalismo che rifiuta sciovinismi e russofobia, autoritarismi e colonialismo “grande Russo”. Per la libertà di tutti i popoli a ogni latitudine dal Kurdistan alla Palestina.Dei diritti di autodetermianzione che si accompagnano a quello di resistenza e che prevedono la possibilità di schierarsi “militarmente” anche con forze tradizionalmente ostili alla sinistra e appartenenti al campo della Nato. Nella storia del secolo scorso è già successo varie volte: durante la Guerra civile spagnola, nella Seconda Guerra Mondiale quando era necessario battersi contro il fascismo montante. I lavoratori e gli oppressi, in certe condizioni, hanno da perdere di meno in un campo piuttosto che in un altro.Nel concreto la proposta – aperta – è quella di creare quattro ordini di attività:
1. Un lavoro di approfondimento della conoscenza del mondo dell’Ex-Urss. Troppi finora parlano e scrivono senza conoscere. Creare un flusso di scambio di informazioni e notizie su quanto avviene in quei paesi.
2. Una interlocuzione con tutti coloro che nell’ex Urss sostengono una prospettiva democratica e di sinistra. Questa azione, di lunga lena, si potrebbe concretizzare in una rivista e/o un sito con traduzioni di articoli, saggi, materiali che vengono dal quel mondo e di discussione sulle prospettive dell’Europa. Questo lavoro non può e non deve essere aperto solo agli specialisti o agli intellettuali ma non deve essere ridotto a livello di “messaggi alla Facebook”.
3. Iniziative pubbliche e online per far conoscere e allargare la discussione su questi temi su scala nazionale e internazionale.
4. La solidarietà concreta con le popolazioni direttamente coinvolte nella guerra e l’opposizione democratica alla Russia putiniana come alle misure antisociali e repressive del governo Zelensky.
Questa aggregazione è un’aggregazione di individui che rifiuta la logica degli “intergruppi” e delle “front organizations” e si basa sulla libera partecipazione, stante l’accordo generale su quanto qui sostenuto e nella misure ognuno delle sue volontà e delle sue possibilità.