Vai al contenuto

Missione di solidarietà in Ucraina, dicembre 2024“Natale di guerra”

  • di

Abbiamo concluso da poco una nuova missione umanitaria in Ucraina. Quattro volontari e due furgoni carichi di aiuti sono partiti da Padova il 22 dicembre alla volta di Odessa e Mykolaiv. Aiuti destinati a ospedali, presidi ambulatoriali, comunità di recupero dipendenze e strutture di accoglienza per uomini e donne senza fissa dimora, nelle città di Odessa e Mykolaiv. La missione è stata organizzata da diverse associazioni: A.P.R.I. Padova, Andrene Padova, Fuoriluogo ODV Lecce e Giuditta Rescue Team (un collettivo nato sull’esperienza di un volontario italiano che ha partecipato per mesi ad operazioni di evacuazione dei civili dai villaggi sotto tiro dell’esercito russo). La parte più considerevole del materiale, costituita da farmaci (39 scatoloni di varie misure), presidi sanitari, batterie e generi alimentari, tra cui qualche centinaio di panettoni, è frutto di donazioni raccolte dai Lions, ma la missione è stata per la maggior parte autofinanziata. Altri materiali raccolti sono stati razioni alimentari giornaliere (57 pacchi) e un migliaio di camici chirurgici.

Giunti la sera del 22 dicembre a Berehove, prima cittadina Ucraina che si incontra subito dopo aver lasciato l’Ungheria, vi abbiamo pernottato, ma siamo stati costretti ad un’altra tappa prima di Odessa a causa delle condizioni delle strade e del maltempo. Il primo pomeriggio di martedì 24 siamo finalmente giunti a Odessa e insieme alla dottoressa Snizana siamo andati a consegnare parte degli aiuti alla Depaul, la comunità di accoglienza per i senza fissa dimora gestita dai Vincenziani. Questa struttura offre un alloggio a tutti coloro che non hanno un tetto sotto cui dormire, una doccia calda, un cambio di vestiti e fornisce loro assistenza per recuperare i documenti di identità che spesso non hanno. Dal febbraio del 2022, dopo l’invasione del paese da parte della Russia, la Depaul ha dato riparo a uomini e donne provenienti dall’Ucraina orientale ed in particolare da Mariupol, città tuttora occupata. Successivamente abbiamo scaricato in un presidio sanitario di Odessa i farmaci, i camici, le stufe elettriche e una batteria speciale per gruppi di continuità per il funzionamento di frigoriferi adibiti allo stoccaggio di farmaci a basse temperature.

Si riparte subito in direzione Mykolaiv, per consegnare parte degli aiuti alimentari alla comunità di recupero del villaggio di Buldynka a circa 40 km da Odessa, dove ci raccontano che qualche mese fa una parte considerevole degli ospiti maschi della struttura è stata arruolata nell’esercito, cosa che ci ha colpiti. Ceniamo con loro. La mattina di Natale ci si sveglia presto: dobbiamo andare all’ospedale militare di Mykolaiv a consegnare diversi presidi sanitari per la medicina di urgenza. Chiediamo a Snizana di parlare con un medico, così incontriamo il dottor Dmetro, traumatologo e medico chirurgo, il quale ci ringrazia di essere lì e di aver portato i nostri aiuti. Ci lancia tuttavia un appello pressante: “serve tutto. Qualsiasi cosa per la medicina di urgenza ma soprattutto le placche per la riduzione delle fratture”. Ha il volto segnato, non possiamo chiedergli di più, non osiamo neanche immaginare in che condizioni operi e cosa abbiano finora visto quegli occhi pesti. L’ospedale militare di Mykolaiv è presidiato militarmente, ma questo non ci tranquillizza molto: sappiamo che spesso le strutture sanitarie e le ambulanze vengono colpite, così come le abitazioni civili. Mykolaiv è una città non lontanissima dal fronte, svuotata dai bombardamenti quasi quotidiani.

Torniamo a Odessa e condividiamo con la dottoressa tutte le cibarie che abbiamo per il nostro pranzo di Natale. Partiamo subito dopo alla volta di Izmail, città sul Danubio, vicina al confine tra Moldavia e Romania, dove il mattino presto del giorno successivo accogliamo a bordo Yuliia e i suoi figli, Garnik di 13 anni e la piccola Lilia di soli 10 mesi. Vengono con noi in Italia alla volta di Milano per ricongiungersi con la mamma di Yuliia. Consideriamo che il viaggio di ritorno sarà più complicato di quello dell’andata: dobbiamo evitare, per motivi diversi, la montagna rumena a nord e la Serbia a sud. Lasciamo l’Ucraina dalla frontiera di Orlivka, su una chiatta che attraversa il Danubio alla volta della frontiera rumena di Isaccea. Passiamo i controlli senza particolari problemi. Yuliia e i suoi figli sono ora nell’Unione Europea. Il 28 in tarda mattinata arriviamo a Padova, presso l’associazione Andrene, che non ci fa mancare un caloroso benvenuto con un piatto caldo e un bicchiere di vino. Finisce qui il nostro viaggio.

Abbiamo macinato 4500 chilometri in 6 giorni, una media di 750 km al giorno. Rispetto a precedenti missioni, quello che più ci ha colpito e che abbiamo constatato direttamente in diverse persone, è stata la crescente stanchezza di quel popolo. Si parla molto delle varie difficoltà e molti, pur dubitando del nuovo presidente americano, sono determinati a resistere. Resta la sensazione amara che la grande solidarietà internazionale espressa nei primi mesi del 2022 nei confronti del popolo ucraino sia via via scemata sotto il peso di una crescente insofferenza popolare alle guerre e per una sorta di assuefazione al dolore altrui. Sentiamo il bisogno di continuare ad esserci, ad agire, a mostrare la nostra solidarietà, piccola, episodica ma importante e molto apprezzata. Ovunque sia possibile. Decidiamo così nell’immediato di raccogliere l’appello del dott. Dmetro di acquistare e consegnare le placche ossee per il trattamento dei traumi.
Diamo un  nome alla prossima missione: SUN 25 (Support Ukraine Now! 2025). Torneremo in Ucraina, dunque. Speriamo presto.